Polvere di Stelle: l'evoluzione della componentistica

Nel dopoguerra, gli accessori e il mercato si sono evoluti seguendo le fasi vissute dal settore moto: ricostruzione, boom economico, l’arrivo delle Case giapponesi

Polvere di Stelle: l'evoluzione della componentistica

Luigi RivolaLuigi Rivola

16 ago 2022

Nuova imprenditorialità


Fu un fenomeno quasi istantaneo, motivato non soltanto dalla capacità di coinvolgimento positivo della moto, ma anche dall’ansia comune di risollevarsi dal dolore e dal fango della guerra. Molte infatti furono, nel volgere di pochi mesi dopo la fine del conflitto, le iniziative dei Moto Club, ma anche le aziende – oggi si chiamerebbero “Start-up” – coraggiosamente lanciate, magari da una cantina o da una piccola officina, inseguendo il sogno di diventare industriali della moto. Debuttarono così nuove Case motociclistiche di minime e medie dimensioni che si affiancarono ai grandi marchi storici cercando di aggiudicarsi la loro fetta del vasto mercato.

Ma, a differenza dell’anteguerra, sorse anche un’imprenditorialità parallela costituita da una marea di proposte di accessori e componenti tecnici che si rivolgevano non ai costruttori, bensì ai tanti utenti che, stregati dalle loro due ruote motorizzate, le volevano, entro i limiti dei loro ancor miseri stipendi, sempre più belle, prestanti e dotate.

I primi a farsi avanti e a battersi con regolari inserzioni pubblicitarie sui giornali, furono valenti artigiani che proponevano modifiche alle sospensioni originali. Si rivolgevano soprattutto ai possessori di mezzi d’anteguerra o militari distribuiti nei campi ARAR, che normalmente avevano ancora la forcella a parallelogramma deformabile in tubi o in lamiera stampata con una o più molle cilindriche o bi-coniche e il telaio rigido posteriormente.

Le moto “moderne” costruite dal 1946 in avanti, vantavano invece la forcella telescopica e la sospensione posteriore a forcellone oscillante con due ammortizzatori telescopici laterali simmetrici. In genere veniva proposta una sospensione a ruota posteriore guidata (con il perno del mozzo della ruota stabilmente fissato alla parte mobile dell’ammortizzatore) che però prevedeva il taglio del triangolo posteriore del telaio sui due lati del veicolo. La trasformazione incontrò il favore di moltissimi motociclisti, ma a scapito dell’originalità del mezzo, che oggi gli appassionati di Moto d’Epoca devono ri-trasformare per riportarlo alle condizioni di fabbrica.

Forcelle e ammortizzatori furono pionieri della personalizzazione delle moto, ma presto altre offerte, meno impegnative, comunque gradite ai motociclisti, comparvero sulle pagine delle riviste specializzate: tachimetri-contachilometri, manubri speciali, teste ad alte prestazioni e cambi a pedale Velox, parabrezza e paragambe, e persino indumenti per le corse e per il turismo (Radaelli, che pubblicizzava i suoi capi nel 1946, mi fornì la mia prima tuta di pelle, rigorosamente nera, nel 1970). Fu però merito indiscutibile degli scooteristi se il settore dell’accessoristica per moto compì all’improvviso un consistente balzo in avanti.

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