Italia e Superbike, una tradizione in pericolo

 Ognuna delle 31 stagioni del Mondiale delle derivate dalla serie ha visto un pilota tricolore salire sul podio. Ma nel 2019 la sequenza è a rischio

Italia e Superbike, una tradizione in pericolo

Mirco MelloniMirco Melloni

Pubblicato il 16 ottobre 2018, 16:26 (Aggiornato il 16 ottobre 2018, 16:36)

Anno 2002: Gara 2 di Assen passa alla storia come il momento chiave della corsa al titolo, con Troy Bayliss – autore di un dritto e poi di una caduta – che cede il primato al lanciatissimo Colin Edwards, che nella sfida all'OK Corral di Imola completerà la sequenza di nove vittorie utile a Texas Tornado per mettere le mani sul secondo titolo in tre anni. Una striscia positiva superata da Jonathan Rea, che in Argentina ha ottenuto nono e decimo successo in fila. 

Il rischio: l'attinenza con il presente però non si ferma al confronto Edwards-Rea. Perché nella Gara 2 olandese in questione Pierfrancesco Chili ottiene il secondo posto nonché l'unico podio della sua annata. L'unico podio di un pilota italiano in quel 2002. In 31 stagioni di SBK, il tricolore ha sempre sventolato su almeno un podio del Mondiale delle derivate dalla serie. Un dato significativo, pure se il nostro motociclismo ha avuto un solo iridato nella categoria, Max Biaggi. La speranza è che nel 2019 la striscia positiva non si interrompa, ma il presente lascia parecchie incognite. «Vedere sul podio due piloti che non hanno un futuro in Superbike deve far riflettere» ha detto Marco Melandri a El Villicum, riferendosi a Xavi Fores e, ovviamente, a se stesso. 

Il futuro: ma è l'Italia che al momento ha una collocazione incerta nella Superbike 2019. Gli unici piloti sicuri di un posto sono il fresco debuttante Gabriele Ruiu (Kawasaki Pedercini, nella foto sotto) e Michael Ruben Rinaldi, che avrà una delle nuove Ducati Panigale V4 e che nel Team Barni sostituirà proprio Fores. Il romagnolo, 22 anni, avrà quasi un anno di Mondiale sulle spalle (ha disputato le gare europee), ma nella stagione di apprendistato non è mai entrato nella Top 5. Con ogni probabilità si aggiungerà Federico Caricasulo, promosso dalla Supersport e diretto nel nuovo team satellite Yamaha. Al contrario, Lorenzo Savadori attende di conoscere il proprio futuro visto che il Team Milwaukee lascerà l'Aprilia, e la Casa veneta – con cui il cesenate ha firmato il contratto – lascerà il Mondiale. È innegabile considerare Melandri la principale speranza di mantenere l'Italia sul podio, ma al momento il ravennate è a metà tra varie ipotesi, come lo sbarco negli Stati Uniti e un futuro in SBK nel Team Althea (sempre su una Ducati?). Di certo, le porte per il team Aruba-Ducati si sono chiuse, e appare tramontato lo stesso ritorno alla Yamaha. L'Italia salverà la propria tradizione?

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