Matteo Baraldi ha perso la causa

Una storia esemplare di handicap e coraggio
Matteo Baraldi ha perso la causa

8 gen 2014

Brescia - Torna a far parlare di sé Matteo Baraldi, il pilota di Sirmione che nel 1999 ha perso il braccio destro in un incidente stradale e che all’epoca rivoluzionò i regolamenti e le normative esistenti, pur di tornare in sella, riconquistando la patente «A» e ottenendo la prima licenza sportiva da pilota disabile. Questa volta, però, la legge non è stata dalla sua parte: nei giorni scorsi, infatti, la Corte d’Appello di Brescia ha emesso una sentenza che lo condanna al pagamento di oltre cinquantamila euro per aver intentato causa, nel lontano 1999, al Comune di Pozzolengo. Una sentenza che abbiamo voluto esaminare per gli spunti che le motivazioni possono suggerire. Matteo Baraldi, infatti, era caduto mentre era alla guida della sua Cagiva 125, e aveva citato in giudizio il Comune per la presenza di una buca coperta da terriccio sulla sede stradale e per la cattiva manutenzione del guard-rail, che gli aveva amputato il braccio. A settembre del 2011, Matteo aveva vinto il primo grado: il Tribunale di Brescia gli aveva assegnato un risarcimento di oltre un milione di euro. Il Comune, però, non ha pagato e ha fatto ricorso, ottenendo ragione dalla Corte d’Appello, che nei giorni scorsi ha condannato Baraldi a pagare, appunto, anche le spese di quattordici anni di causa. Com’è possibile? In sintesi, quando si verifica un sinistro per una “insidia stradale”, la responsabilità non ricade automaticamente sul Comune: bisogna provare che la cattiva manutenzione abbia effettivamente causato l’incidente e che quest’ultimo non fosse evitabile usando la dovuta cautela alla guida. Matteo Baraldi pare che non avesse testimoni, e la Corte non ha ritenuto sufficientemente dimostrata la tesi che la caduta sia dipesa dalla buca ricoperta da terriccio, definendo quest’ultimo comunque normale «in una strada che si snoda tra campi coltivati e quindi di frequente transito di mezzi agricoli». Tanto peggio se si abita nei paraggi: Matteo, infatti, è «risultato essere frequentatore abituale di quel percorso e quindi sicuramente perfettamente a conoscenza dello stato dei luoghi». Una perizia tecnica ha stabilito che la moto viaggiava intorno ai 90 km/h, che è la velocità massima consentita su quel tipo di strada, ma che la sentenza definisce «non prudenziale». La sentenza affronta poi la questione del guard-rail: si legge che l’urto è avvenuto contro un «piantino» destinato a sorreggere il guard-rail stesso, ed esclude che la sua deformazione possa averlo reso maggiormente tagliente nella parte in cui è avvenuto l’impatto. Baraldi, che con il suo stipendio manda avanti una famiglia con due figlie, ha suscitato la massima solidarietà del Presidente della FMI Paolo Sesti, che gli ha messo a disposizione l’ufficio legale della Federazione per valutare l’opportunità di un ulteriore grado di giudizio ed è pronto a sostenerlo in una raccolta fondi qualora dovesse pagare la cifra stabilita dalla sentenza. Anche la Onlus Di.Di. Diversamente Disabili gli ha offerto la copertura delle spese del ricorso per Cassazione e la tutela di un legale.  La maratona di solidarietà è iniziata… Fiammetta La Guidara

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