Intervista esclusiva a Claudio Domenicali

Nel futuro della Ducati ci sono scooter, scrambler e fabbriche all’estero
Intervista esclusiva a Claudio Domenicali

1 mar 2011

Da quando Claudio Domenicali ha preso le redini del settore prodotto di Ducati, ha sempre mantenuto le promesse fatte. L’azienda di Borgo Panigale, dal 2007 ad oggi, ha presentato almeno una moto nuova ed ha sfornato prodotti che si sono andati a posizionare in segmenti di mercato dominati da altri marchi. L’ultima provocazione è la Diavel.

Di chi è stata l’idea di realizzare una moto così folle come la Diavel?
«Se la Diavel sarà un successo avrà molti papà, se invece sarà un flop, i colpevoli saranno pochi... Scherzi a parte, la Diavel è stata una mia idea. Pur essendo molto diversa dalla Multistrada, fa parte dello stesso programma, che prevede il nostro debutto in segmenti di mercato dove non eravamo presenti, con prodotti diversi rispetto a quelli della concorrenza. Il design è stato realizzato da Bart Janssengroesbeek, il papà delle Monster».

Lei sta dimostrando che non è più tanto legato alle soluzioni tecniche del passato. La soluzione del telaio a traliccio in tubi d’acciaio con piastre in alluminio, sperimentata da altri costruttori, ha ormai convinto anche voi?
«Un’azienda che produce moto di alto livello deve offrire al cliente sempre il meglio, quindi non dobbiamo e non possiamo legarci a vita a delle soluzioni che pongono dei freni dal punto di vista tecnico. Il telaio a traliccio in tubi d’acciaio con le piastre in alluminio è diventato un “format”, per noi. Nella zona delle piastre ci sono numerosi attacchi; con un tradizionale traliccio in tubi d’acciaio, posizionare correttamente il tutto, ottenendo allo stesso tempo un buon risultato stilistico, è molto complicato».

Quando sviluppate una nuova soluzione tecnica, di norma la usate su più modelli. Vedremo la sospensione della Diavel con l’ammortizzatore orizzontale anche sulla nuova sportiva o su altre moto?

«La sospensione posteriore della Diavel è stata progettata soprattutto per venire incontro alle esigenze del centro stile. Non credo che ritroveremo soluzioni simili su altre Ducati».

Lei sostiene che una Ducati non deve essere meno potente rispetto alla concorrenza. Teoria che mal si sposa con l’uso di motori ad aria con due valvole per cilindro. Quale sarà il loro futuro?
«(Domenicali, un po’ sorpreso, riflette alcuni istanti prima di rispondere, ndr) Diciamo che, effettivamente, con i motori raffreddati ad aria che abbiamo non si possono raggiungere prestazioni elevatissime. Le posso dire che queste unità non si estingueranno, però in futuro verranno montate su modelli particolari».

Ad esempio, su una Scrambler...
«È uno dei modelli che bollono in pentola. Non posso negare che ci stiamo pensando seriamente. Ecco, una scrambler, dovrebbe avere il motore raffreddato ad aria».

Voi, esattamente come BMW, avreste anche il marchio adatto da abbinare ad uno scooter sportivo. Ci state pensando?
«È un altro di quei modelli... in pentola. Ne stiamo parlando da diverso tempo, ultimamente abbastanza seriamente...».

Che motore potrebbe montare?
«Di sicuro non uno di quelli che abbiamo in gamma. Credo che dovremo progettarne uno ad hoc».

Scrambler, maxi scooter, sportiva estrema... Quali altre sorprese riserva il futuro di Ducati?
«I prossimi tre anni saranno importantissimi. Arriveranno diversi nuovi modelli (a fine 2011 una sportiva bicilindrica di 12.00 cm³ tutta nuova, ndr) e cercheremo di aumentare sensibilmente la nostra produzione. L’obiettivo sarà sfornare più di 60.000 moto all’anno. Per farlo ci stiamo attrezzando: dobbiamo incrementare le nostre vendite in Brasile ed in India. In questi Paesi oggi importiamo i nostri prodotti, ma, a causa dei dazi doganali, una Monster costa oltre 16.000 euro. Una follia. Pertanto costruiremo due fabbriche, una in Brasile ed una in Thailandia, dove assembleremo le moto. In questo modo riusciremo a vendere a prezzi competitivi i nostri prodotti, sia in Sud America, sia in Asia».

Riccardo Piergentili


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