Giri e Gare: Gli spazi infiniti dell'Abruzzo

In Abruzzo per un itinerario tutto curve, emozioni e vedute sterminate: da Avezzano ci si avventura nel territorio del Parco Naturale Regionale Sirente Velino

Giri e Gare: Gli spazi infiniti dell'Abruzzo

Diego D'AndreaDiego D'Andrea

12 giu 2021

Certi giri sanno trasformare una semplice uscita del weekend in una giornata da ricordare. Facile, quando si parla di Abruzzo; una delle più belle regioni d’Italia da vivere su due ruote. Ancora di più, quando si esce dai soliti percorsi per andare alla scoperta di tracce meno battute. Dalla cittadina di Avezzano, “capitale” della piana del Fucino, una manciata di noiosi chilometri di rettilineo lungo la SS5 Tiburtina conduce alla vicina Collarmele. Un piccolo dazio da pagare prima che inizi il divertimento. Subito dopo, infatti, la consolare che collega Roma all’Adriatico inizia a raggomitolarsi vorticosa, in un crescendo di curve fino al passo di Forca Caruso, tra montagne maestose e prati verdissimi. Questo luogo, tra il Cinquecento e l’Ottocento era noto come temibile passaggio obbligato tra la Marsica e la valle Peligna.

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Panorama incantevole


Un territorio disabitato, infestato da briganti e spiriti maligni. Siamo a 1107 metri d’altezza e il panorama è di quelli che rapiscono lo sguardo; soprattutto quando un raggio di Sole filtra tra le nuvole regalando spettacoli in multicolor. Dal passo di Forca Caruso, la statale 5 prosegue tortuosa, sorvegliata all’orizzonte dal massiccio della Majella. Luoghi così remoti e lontani da tutto, che ci si sente nel mezzo di un raid, tra le regioni più sperdute del pianeta. Costeggiando la gola scavata dal fiume Aterno, una curva dopo l’altra si attraversano i piccoli abitati di Castel di Ieri e Castelvecchio Subequo. Il primo, in particolare, cela uno degli abitati medievali meglio conservati della provincia dell’Aquila (imperdibile una “scalata” tra le viuzze acciottolate, fino a raggiungere la caratteristica torre quadra).

Si avanza fino a Secinaro per poi seguire le indicazioni per Rocca di Mezzo. Da qui in avanti, è protagonista uno degli scenari naturalistici più belli (e meno noti) di quest’angolo d’Italia: il Parco del Sirente Velino. Tra prati, boschi e valli idilliache, costantemente sorvegliati dalle vette che incorniciano l’orizzonte, la strada corre quasi priva di traffico, disegnando curve e tornanti senza sosta. Finché, giunti sulla statle 696, non ci si ritrova nel fantastico scenario dell’altopiano delle Rocche. La vicina Ovindoli è il posto giusto per un istante di pausa, magari nella caratteristica piazzetta per gustare i rinomati arrosticini alla brace e altri prodotti locali. Altrimenti, ci si può lanciare subito in picchiata lungo la tormentata discesa in direzione Celano, fino alla deviazione per Santo Iona.

Il tratto che segue, ricco di suggestioni marsicane, corre piacevolmente ondulato, e oltrepassato l’abitato di Forme raggiunge con una deviazione Alba Fucens, città-fortezza colonizzata dai Romani, anticamente lambita dalle acque del lago Fucino. Di nuovo in sella, si doppiano Massa D’Albe e Cappelle. Da qui, la SP62 in direzione Cese incrocia la SR82, da imboccare a sinistra in direzione Avezzano pronti per l’ultima, splendida, chicca: le dolci curve che attraversano la Riserva naturale Monte Salviano, regalando panorami a perdita d’occhio sulla sottostante valle del Fucino.

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